Nada: Bellezza senza un perché


Foto di Claudia Pajewski.

Foto di Claudia Pajewski.

di Gerardo Russo
Illustrazione di Thomas Borrely

Nada Malanima è tra le più note e apprezzate cantanti del panorama musicale italiano, capace di toccare con le sue canzoni circa 50 anni di musica. La sua fama è per certi versi quasi involontaria, poiché l’artista ha cercato più volte di evitare il successo mediatico. Quando però l’ha trovato, si è divertita a sperimentare nuove modalità espressive, a contraddirsi, a lasciare che l’arte prevalesse sulla propria vita e su quello che era già stato scritto.


Foto di Claudia Pajewski.

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Il personaggio

Ho sempre fatto di tutto per distruggere questo mio dono naturale (la voce, ndr) ma poi mi sono resa conto che le cose sono più forti, quando ci sono veramente vengono fuori da sole, superano tutto.

(Nada al Pisa Book Festival nel 2018)

Dedicatasi alla musica sotto la spinta di sua madre, Nada raggiunge la popolarità da giovanissima, partecipando al Festival di Sanremo nel 1969 con Ma che freddo fa. Il brano finisce in cima alla hit parade dell’epoca, tornando popolare a più riprese, grazie al suo utilizzo come colonna sonora in diversi film.

Dopo il grande successo della partecipazione sanremese, Nada decide di tentare altre strade musicali, allontanandosi dal circo mediatico cui sembrava destinata. Si avvicina alla canzone d’autore nel 1973, distaccandosi dai primi lavori che l’avevano consacrata e realizzando un album con Piero Ciampi, “Ho scoperto che esisto anch’io”, che fu però un flop commerciale. Dalla sua ammirazione per “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd, appena uscito all’epoca, nacque l’ultimo brano dell’album, Esiste anch’io, che può considerarsi un grande omaggio a The Great Gig in the Sky.

Torna poi al successo con Amore disperato nel 1983, brano più volte tornato in auge anche tra le generazioni successive, grazie alle tante cover e riproposizioni dal vivo che lasciano circolare il nome di Nada anche tra i più giovani. Seguono anni di silenzio artistico e di un costante avvicinamento alla canzone d’autore. La scelta di scrivere da sé i propri testi – nata dall’esigenza di non volere più cantare parole non proprie – comincia ufficialmente nel 1992 con il disco “L’anime nere”, ma per molto tempo viene sottovalutata come autrice.

Negli ultimi anni, Nada si è poi orientata sempre più verso il rock e la musica indipendente. Difficilmente si ascolta oggi uno dei suoi pezzi in radio o in TV, sebbene abbia continuato a sfornare album con grande costanza. Nel 2011 ha avuto gli Zen Circus come backing band in tour, dopo aver cantato il loro brano Vuoti a perdere nel 2009. Ha collaborato con i Criminal Jokers e con A Toys Orchestra. L’ultima sua apparizione a Sanremo risale al 2019, come spalla di Francesco Motta nella serata dedicata alla rivisitazione dei brani in gara. Nada è diventata così una sorta di madrina della musica alternativa e la sua arte è arrivata all’ennesima nuova generazione, nonostante lei limiti tanto le apparizioni sia televisive quanto la presenza sui social. Nella sua carriera, l’artista ha insomma sempre fatto parlare la sua musica, facendola prevalere a qualsiasi altra scelta. La musica, in risposta, le ha consegnato un successo in modo inaspettato e in forme sempre diverse.

Il suo nome è ancora una volta tornato al centro dell’attenzione pubblica negli ultimi mesi del 2020, con la realizzazione de La bambina che non sapeva cantare, film per la televisione ispirato alla sua autobiografia, trasmesso in prima visione su Rai 1 il 10 marzo 2021 e visto da quasi sei milioni di telespettatori.

L’opera: Senza un perché

Le canzoni di Nada si sono spesso estraniate dal contesto in cui sono state pubblicate, riuscendo a connettersi con epoche e generazioni molto diverse, anche grazie all’utilizzo dei suoi brani come colonne sonore in più di un’occasione. È il caso di Ma che freddo fa, diventata celebre nel Sanremo del 1969 e approdata nel 2007 al cinema con Mio fratello è figlio unico. Un viaggio particolarissimo, in questo senso, lo ha fatto sicuramente Senza un perché, brano pubblicato nel 2004 nell’album “Tutto l’amore che mi manca”, e diffuso tra il grande pubblico soltanto nel 2016 grazie alla serie The Young Pope di Paolo Sorrentino.

Subito dopo la messa in onda dell’episodio che include la canzone, Senza un perché ha cominciato a scalare le classifiche delle piattaforme di streaming, diventando poi una delle canzoni più ascoltate di Nada su Spotify, seconda solo a Amore disperato. Il brano gira attorno al tema della solitudine, mettendoci di fronte a una persona quasi persa nel mondo, in cerca di un’identità. L’elemento ricorrente del testo è il niente. Si passa da: lei non dice mai niente a tutto viene dal niente e da chiede perdono e non ha fatto niente a non c’è niente di meglio che stare in silenzio a pensare al meglio. In fondo, però, ci si rende conto che il significato di Senza un perché è un messaggio di speranza, in cui si considera il vuoto come una dimensione che nasconde una certa profondità. Il testo lega il tutto e il niente con grande semplicità, in un ritmo rilassante e sognante.

The Young Pope

Quando Sorrentino mi ha chiesto di poter utilizzare Senza un perché, non mi ha anticipato come, e ora posso dire che l’ha inserita in un contesto talmente magico e forte da renderle giustizia e metterne in risalto il testo. Che non è allegro, a fronte della “leggerezza” quasi pop della musica, perché parla di inadeguatezza e solitudine.

(Nada, 2016)

Paolo Sorrentino con The Young Pope prova a trasportare gli elementi caratteristici del suo cinema in una serie TV, chiaramente atipica. Le licenze poetiche sono numerose, ma sono proprio queste che permettono di raccontare una storia profondamente umana. La serie, indagando i sentimenti di un pontefice dalla complessa personalità, spazia su numerosi temi squisitamente attuali. Ne è un lampante esempio la strategia di comunicazione voluta fortemente dal papa: nascondere il proprio volto per comunicare con la forza dell’assenza, ispirandosi a Mina e ai Daft Punk. Nell’era dei social, dove per esistere bisogna mettere la faccia pubblicamente ovunque, il messaggio di Sorrentino è fortissimo e spiazzante. A inserirsi perfettamente nella poetica della seria è la piccola perla di Nada: un brano, sconosciuto ai più, che nello show viene regalato al papa dal primo ministro della Groenlandia, paese dove l’artista toscana godrebbe di una grandissima popolarità.

La serie racconta con questa canzone uno dei suoi messaggi principali. Senza un perché è per Sorrentino un brano intimo, sfuggito alle radio e al grande pubblico: arriva alle orecchie quasi come se Nada lo cantasse sussurrandolo in segreto. In The Young Pope viene invece donato al papa da un politico di una terra lontana. Il papa è in cerca del suo rapporto con la massa, ma sebbene manifesti sicurezza nella sua strategia e nel suo voler restare nascosto, dentro di sè è lacerato dai dubbi. Quella canzone è nel contesto della serie un dono esotico, che il papa può godersi in intimità e che gli permette di riflettere sulla bellezza di un messaggio senza volto, dove la parole e i sentimenti prevalgono sull’immagine. È quello l’ideale a cui Lanny Belardo (il nome papa nella serie) vuole tendere.

Allo stesso tempo, però, la serie stessa segna l’enorme contraddizione di questo discorso, forse percepita anche da Sorrentino e dal protagonista di The Young Pope. La canzone raggiunge il grande pubblico solo attraverso la serie, cioè la televisione, i media e l’immagine di un attore famoso come Jude Law a interpretare il papa. Sorrentino decide, inserendo il pezzo, di rinunciare al proprio rapporto confidenziale con il brano e di regalarlo al mondo, in un grande atto di generosità e fiducia verso il prossimo. Un percorso che in qualche modo seguirà lo stesso giovane papa.

Oltre

Nada, nonostante la sua fama mediatica, è riuscita nel corso della sua carriera a nascondersi più volte e a lasciar prevalere la musica sulla sua storia personale. Francesco Motta, in occasione di Sanremo 2019, spiegò come Nada gli abbia fatto capire che le canzoni sono molto più importanti del proprio interprete.

Nada vede nella musica la semplice ricerca della bellezza, che non può essere legata a un preciso momento storico. In questo senso, John Paris, produttore di Senza un perché, nel commentare l’improvviso successo del brano dichiarò che bisogna sempre fare le cose belle, perché prima o poi tornano utili. Dal canto suo, Nada vide nel successo del brano il simbolo della bellezza che vince su tutto, “al di là delle regole del mercato o dell’apparenza al mainstream“.

La carriera di Nada è stata una continua evoluzione verso nuovi orizzonti, un non accontentarsi che l’ha portata lontana dalla popolarità, ma forse vicina a un’idea di bellezza assoluta, senza tempo. Tante sono le chicche dimenticate, o mai scoperte, di Nada. Senza sonno, ad esempio, è un brano del 2003 realizzato con Cesare Basile, grazie al quale John Parish la notò. Un tema simile a quello di Senza un perché è poi trattato in All’aria aperta, gemma del 2016 che parla della voglia di connettersi al mondo quando si è intrappolati nelle proprie paure. Fino ad arrivare al recente “È un momento difficile, tesoro”, lavoro pubblicato nel 2019.

“All’aria aperta” è la mia preferita, parla del disagio e della voglia di entrare in relazione con gli altri, di essere più felici, più compresi.

(Nada, 2016)

Forse ci vorranno altri film e serie TV per portare questi brani allo scoperto, ma non solo. All’aria aperta, per esempio, potrebbe essere la base ideale per una grande protesta in contemporanea in tutte le piazze italiane, magari l’inno dei lavoratori dello spettacolo in questi tempi così duri per il settore. Il percorso di ogni brano di Nada è stato e resta comunque del tutto imprevedibile, poiché la sua musica è esattamente così: senza tempo e senza un perché.